Al mattino, a Tirana – 17 maggio 2020, la demolizione del Teatri Kombëtar – Teatro Nazionale

 

Versi e musica di Mauro Geraci

Ci sono riusciti! Il malgoverno albanese e il malaffare del cemento, lo scorso 17 maggio, con le ruspe protette da un vero e proprio blitz di soldati in armi pesanti e senza piatrine di riconoscimento, hanno in piena notte e in pieno lockdown che impediva alle persone di uscire, con le reti telefoniche del centro guarda caso fuori uso, demolito il Teatro Nazionale di Tirana. Si trattava di un’opera architettonica di grande prestigio, ispirata alla pittura metafisica di Giorgio De Chirico, inserita nel mirabile centro urbanistico realizzato a Tirana tra il 1938 e il 1942 da una équipe di architetti italiani di altissimo livello internazionale quali Bosio, Brasini e Bertè. La federazione paneuropea Europa Nostra l’aveva messo al primo posto tra i monumenti europei e tra le opere della rinomata ingegneria italiana da tutelare. La demolizione è avvenuta contro il parere del Presidente della Repubblica albanese, del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale che, al momento, è in fase di riorganizzazione in previsione dell’ingresso dell’Albania nell’Unione Europea. La distruzione del complesso teatrale era, infatti, prevista da un progetto varato con una legge speciale del Parlamento dai contorni procedurali molto oscuri e controversi, che confida nell’attuale confusione che in questi anni vede numerose, importantissime istituzioni della democrazia albanese quantomai indebolite e manipolate. Un piano in cui l’edificazione del nuovo teatro (su progetto danese del Bjarke Ingels Group, vicino all’attuale Presidente del consiglio) appare chiaramente quale pretesto per l’edificazione di un gigantesco, inusitato centro residenziale, commerciale e di alcuni grattacieli destinati a loschissime speculazioni internazionali che soffocheranno ulteriormente di cemento e vetro opaco la capitale albanese già pesantemente distrutta dalla cementificazione selvaggia. In quest’ultimo mese di maggio, tra l’altro, con formalità che sono in molti a ritenere illegali, il “terreno” dove sorgevano i due splendidi edifici del Bertè è stato ceduto dallo Stato al Comune di Tirana che, dopo appena pochi giorni, li ha abbattuti dimostrando al Mondo intero ignoranza e brutalità senza pari.

 

Il complesso del Teatro Nazionale di Tirana nel 2018 (foto di M. Geraci).

Io stesso, come antropologo e come cantastorie, da due anni a questa parte avevo seguito le lunghe vicende di questa tragedia partecipando alla protesta – Aleanca për mbrojten e Teatrin Kombëtar – tesa a salvare l’intero complesso teatrale contro l’inaudito, criminale progetto. Progetto che disattende ogni moderno quadro di tutela del patrimonio e contro il quale, oltre a Europa Nostra, si sono mobilitate importanti istituzioni quali la Corte europea, l’Unesco, l’Università La Sapienza di Roma Dipartimento di Architettura, studiosi e intellettuali di primo piano che hanno ricordato, oltre a quella architettonica, l’importanza di tali teatri nella vita artistica, culturale, sentimentale come nella memoria storica della città e del Paese. Su questo leggi, ad esempio su questo sito, le struggenti testimonianze poetiche della giornalista Liljana Qafa, dell’attrice Anila Bisha come del medico Shqipe Saraçi. Come antropologo, nel 2018, scrissi il saggio Il teatro dei sogni. Verticalità e trasparenze della nuova Albania; un altro saggio uscirà presto in una importante pubblicazione programmata ad Architettura dalla Sapienza di Roma e finalizzata a un possimo convegno. Come cantastorie, un anno fa, per denunciare quanto stava accadendo col silenzio pressoché complice o comandato, prolungato e totale di istituzioni europee, ambasciate come della stampa italiana e internazionale, avevo già composto una storia cantata pubblicata su questo stesso sito col titolo Il Teatro non cade – Teatri nuk bie. La storia avrei dovuto cantarla davanti al Teatro Nazionale  il prossimo giugno 2020, assieme alla bravissima attrice Adriana Tolka. Questo ora non sarà più possibile. Non appena, superate le difficoltà coronavirus, vi sarà la possibilità di tornare a Tirana, sul luogo della strage (col teatro è come se avessero ucciso tutti gli autori, attori, registi, tecnici, spettatori e personaggi del Mondo) vorrei portare la seguente ballata che non è documentaria, descrittiva, analitica come quella precedente bensì di denuncia, condanna e indignazione! Col pianto negli occhi, nella voce e nella chitarra vi presento, allora, Al mattino, a Tirana la cui musica rielabora quella forte di rabbia già impiegata dal mio maestro cantastorie, Franco Trincale, nella Ballata senza nome per denunciare lo sfruttamento degli zolfatari nelle miniere siciliane. La ballata vuole far propria e a partecipare la profonda affezione che il Teatro aveva assunto nella vita artistica, culturale, sentimentale come nella memoria storica di Tirana e dell’Albania che non riusciranno mai a distruggere! Mauro Geraci, che è firmatario della Open letter to the International Art Community: Stop Artwashing Edi Rama’s Politics, n. 331: https://docs.google.com/document/u/0/d/1gOD6TJ9YMBrqiL-tRTOmScaUnd9XwVfG3vO-3nbfbpg/mobilebasic

 

Tirana, 21 settembre 2018. Mauro Geraci, sulla destra in secondo piano, nello spazio della protesta davanti al Teatro Nazionale di Tirana, tra gli artisti dello spettacolo.

 

Testo

Il Teatro abbattuto
nella notte a Tirana
con il fumo va via
dalla Grande Albania
ma da quelle  macerie
rispuntano gli occhi
gli sguardi potenti
dei perdenti vincenti.

Si rialzano in piedi
registi ed attori
coi costumi bruciati
pure gli spettatori
e col Sole sul palco,
il sipario non c’è,
tutti in coro in un fiato
e risorge il Teatro

più identico e uguale di quello abbattuto
che non chiede più aiuto all’Italia, all’Europa ed ai giornali che han sempre taciuto,
un teatro che s’apre alle storie del mondo
e che tira poesie su dal cuore profondo,
un teatro a Tirana per chi soffre e chi ama
e per un’Albania che mai più vuole Rama.

Non volevano il morto
e così li han picchiati
senza numeri al petto
i soldati mandati
da quei capi bastardi
che riciclan miliardi
e di voti contesi
e non sono albanesi.

 

Immagini delle manifestazioni di protesta per l’abbattimento del Teatro Nazionale di Tirana (17 maggio 2020).

 

Fuorilegge alle spalle
con le ruspe han colpito
la città nella notte
perde sangue a fontana
poi col pianto represso
la ferita si sana
il Teatro è lo stesso
al mattino, a Tirana

dove più non c’è Rama, dove il sindaco è andato
a quel paese da cui non si torna e dove in coro ce l’hanno mandato,
la Tirana che vince quell’atroce viltà
di chi ha messo gli artigli sulla bella città
e in un’ora ha creduto d’ammazzare la storia
e la memoria, e la memoria.

 

Professionisti dello spettacolo in difesa del Teatro Nazionale di Tirana.

Rassegna stampa:

 

Manifestazione di protesta per l’abbattimento del Teatro Nazionale (Tirana, 17 maggio 2020).

 
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Author: Mauro Geraci

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