Io sono il cantastorie siciliano Mauro Geraci “chi ama la puisia e la paci”, scrisse in una dedica il grande poeta Ignazio Buttitta nel lontano 1982. Come la Sicilia di noi cantastorie, il mio sito vuol essere una Casa che diventa una Piazza poetica aperta al Mondo e sul Mondo. Tutt’altro che un’isola! Una piazza libera, politicamente scorretta, che ricerca la conoscenza reciproca, lo scambio di idee e opinioni e che rifugge da ogni pensiero unico, da ogni ortodossia morale, da ogni dogma, luogo comune o stereotipo. Quando vorrete, se vi farà piacere, potete entrare e fermarvi in Casa Geraci ad ascoltare storie e ballate, comiche o drammatiche, in siciliano o italiano, che compongo e canto con la mia chitarra invitandovi a riflettere sui drammi che infestano la contemporaneità in cui ci troviamo a vivere, se non a morire. Dal forum Piazza Geraci potrete anche aiutarmi attivamente a portare a termine le mie proposte di storie e ballate fornendomi notizie aggiuntive, testimonianze inedite, correzioni o avanzando voi stessi temi, vicende, argomenti che, come si diceva in Sicilia, meriterebbero “di faricci a canzuna”. Del resto, scriveva sempre il poeta Buttitta, il cantastorie non canta ciò che vuole ma ciò che pesca e ascolta dalla Piazza del popolo: “a chiazza è un puzzu, lu pueta cala u catu e tira acqua pulita”; “lu pueta è latru” è un “piscaturi cu li riti cunzati tutti li staciuni”. È una Piazza che, direbbe il mio grande Maestro Franco Trincale (il “provocantore”), punta a “far scuola”, a promuovere una riflessione disincantata e dialettica sui fatti che ci circondano, sulla storia in cui rischiamo di annegare e dalla quale la nostra voce risale a galla, forte a cantare. La Casa e la Piazza del cantastorie Geraci sono vostre…

Novità! Novità! Novità! Novità Novità!
Mauro Geraci. L’insostenibile leggerezza dell’app. Storie di fallite modernità

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Prego, ascoltate qui le ultimissime!

LI PONTI DI LA MORTI. BALTIMORA COME MESSINA
Versi e musica di Mauro Geraci
Roma, 28 marzo 2024

Ballata appena scritta sul terribile crollo del ponte di Baltimora, che segue quello del ponte Morandi di Genova che nel 2018 causò la morte di 43 persone e 566 sfollati, quello di Minneapolis sul Mississippi dove nel 2007 morirono 60 persone e che anticipa quello del ponte sullo Stretto! Ancora non è chiaro? I ponti sono opera del diavolo per farci passare la morte! Quanti morti ancora ci vorranno per far capire che i ponti sono maledetti? – basti solo pensare al vasto folklore narrativo non soltanto europeo, come leggere i grandissimi romanzi Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić, premio Nobel per la letteratura, e Il ponte a tre archi dell’albanese Ismail Kadare.  Pensate anche alla diabolicità dei ponti attestata in tantissime culture da grandissimi antropologi e studiosi quali Pitré, Van Gennep, Toschi, Cocchiara, Di Nola (La leggenda del ponte del diavolo), Annabella Rossi, Propp, Lévi-Strauss, Lombardi Satriani… come alla letteratura… al romanzo di Thornton Wilder, Il ponte di San Luis Rey dove si narrano le storie dei morti di un ponte caduto in Perù… e questi continuano a sfidare e violentare natura e cultura appropriandosi delle nostre risorse economiche che necessiterebbero di essere impiegate nella sanità pubblica, nelle scuole, nelle tutele ambientali, nella messa in sicurezza da incendi, terremoti, smottamenti, esondazioni ecc… Quanti morti ancora occorreranno per far capire quanto maledetti siano tutti coloro che vogliono e operano per la costruzione del ponte sullo Stretto? Tanto per sapere, vi rimando all’opinione del geologo Mario Tozzi, pubblicata sul Corriere della Calabria: Il geologo Tozzi: Il ponte sullo Stretto? Una sciagura che va evitata in ogni modo. Ecco il link dove potere leggere l’articolo: https://www.corrieredellacalabria.it/2023/11/30/il-geologo-tozzi-il-ponte-sullo-stretto-una-sciagura-che-va-evitata-in-ogni-modo/
Qui, invece, ecco a voi in un video Li ponti di la morti. Baltimora come Messina, ballata di Mauro Geraci.


Testo
Si nisciti di li tani vui du ponti,
non vi servi v’ammucciati nta sti jorna
quannu ognunu nta so testa fa cunfronti
mentri pensa cu muriu e cchiù non torna.
Baltimora, bastau sulu na botta,
e lu ponti si ciaccau comu ricotta.

Ma di sutta sta ricotta amara e dura
sei dispersi arristaru senza ciatu
e nui grazi sparti a Diu cu gran primura
c’a’mu a diri ca non fu un veru massacru.
nta lu mari ora scurri a la deriva
sangu russu vivu friscu di surgiva.

E l’America si senti
un paisi ca non vali,
e l’America si penti
di l’anticu so idiali,
di la smania di prugressu,
di la tecnologia
ca ora affunna cu lu ponti
e finisci la magia!


Puru lu vecchiu ponti i Brucculinu,
vantu ed onuri di progressu umanu,
li jorna havi cuntati d’u distinu
si l’America non vara lu pianu
pi rinfurzari tutti i funnamenta
e sustiniri u trafficu c’aumenta.

E vui ddocu, a Missina, c’a’ti a fari?
Una campata chi tagghia lu Strittu,
unni la terra trema cu lu mari
mentri a vui non vi passa lu pitittu!
La siti di l’appalti a funnu persu
e tutti sordi ca futtiti all’universu.

E stu ponti malidittu
non nni junci e mancu unisci,
sutta l’acqua di lu Strittu
c’è cu mancia tutti i pisci,
c’è cu ‘ngrassa e cu si svina
e non tornanu li conti
e la morti s’incamina
pi passari supra o ponti!

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 SCARICALAPP!
Versi e musica di Mauro Geraci
Roma, 28 dicembre 2023

Con lo zuccherino delle tecnologie e delle loro potenzialità creative (per molti aspetti straordinarie) hanno finito per farci vivere sempre e per ogni cosa davanti e dentro gli schermi (dall’home banking fino al tutorial su come cambiare la lampadina alogena della propria macchina, dal mercatino per ogni cosa alle tasse, alla scienza, all’istruzione, ai consulti medici, psicologici, sentimentali e coniugali, alle ricette, alla magia nera ecc.. ecc… a mai finire). Noi siamo chiusi negli schermi e scarichiamo app mentre fuori succede di tutto; noi (specie i giovani) perdiamo fiducia nel portare avanti battaglie dai possibili risultati istituzionali (come lo furono quella per la riforma agraria, l’occupazione delle terre, per le 8 ore e poi per l’articolo 18 fino al divorzio ecc…) mentre fuori si giocano le partite reali. Insomma, questi social mi sembrano ben poco social e per nulla socialisti! Quindi è dal loro smantellamento che bisogna cominciare per costruire un mondo migliore. Perché, tutti i femminicidi che ci sono non sono fatti da ragazzini, più che patriarcali, come erroneamente si dice, completamente alienati, deboli, disadattati, incapaci di reggere la benché minima difficoltà, il minimo abbandono (Giulia a Filippo non l’aveva neppure lasciato, anzi si preoccupava di lui, voleva solo una pausa di riflessione e lui non ha sopportato neppure questo e l’ha uccisa)? E questa debolezza non è forse da imputare in gran parte alle esaltazioni finte dello schermo e alle logiche del laissez faire che dominano le nuove genitorialità, le nuove psicopedagogie… insomma gli schermi dei social, come del resto già scriveva nel 1991 il grandissimo sociologo Jean Baudrillard nello straordinario La trasparenza del male. Saggio sui fenomeni estremi, ci hanno del tutto reso immagini evanescenti, televisive, virtuali, prive di ogni effettivo potere corporeo (quindi vitale e mortale) e sociale. Tutti annullati in una globalità che cancella ogni diversità, ogni memoria, ogni possibilità di contrasto, direi quasi di vita democratica. Questo per dire che i primi veri antisocial non sono quelli che la pensano come me ma gli stessi social. NON C’E’ NULLA DI PIU’ ANTISOCIALE E NO SOCIAL DEI SOCIAL! La poesia e la musica però non le ha mai vinte nessuno, neppure le guerre, ed è per loro che io forse riesco ancora a sperare in qualche forma possibile di Restaurazione, di ritorno alle autonomie di dialetto, cultura, società, giustizia e pensiero, anche a partire dal 2024 per il quale vi faccio i miei più accorati AUGURI!

Testo
Se il 2023 t’ha lasciato a bocca amara,
se non sei più resiliente, come dire, alla caciara,
se la guerra t’ha guastato il Natale econormato,
se il pandoro che hai mangiato non è quello gettonato,
se ti manca solo il ponte per entrare nel futuro,
se ancor cara è la benzina per andare oltre quel muro,
se sei in gabbia nei profili, tra le sbarre dei social,
e se il mondo trasparente ti fa oggi tanto mal,
se col clima ch’è cambiato non ci son mezze stagioni,
se la banca non fa il mutuo per le arance ed i limoni,
se sei solo nella rete dallo schermo schiavizzato,
se le offerte / truffe te le impone ormai il mercato…

Scarica l’app della felicità,
scarica l’app che pace porterà,
scarica l’app che non ti fa incazzà,
scarica l’app e il sole brillerà,
scarica l’app e niente dovrai far,
scarica l’app l’amore tornerà,
scarica l’app per l’anno che verrà,
scarica l’app e avrai la libertà!


NON C’E’ NENTI DI CCHIU’ ANTISOCIAL DI LI STISSI SOCIAL!
…E VI LU DICI LU CANTASTORI SICILIANU MAURU GIRACI
CHI AMA LA PUISIA E LA PACI
E I CORNAZZI DI BISONTI
RUMPI A CHIDDI DI LU PONTI!

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VIDEO DALL’INFERNO
La capretta uccisa ad Anagni parla del suo delitto condiviso
e alla fine fa gli auguri ai suoi assassini diciottenni

Versi e musica di Mauro Geraci
Gioiosa Marea, 2 settembre 2023

Questa è la ballata più difficile che mi sia trovato a scrivere in anni e anni che faccio il cantastorie. Ho trovato parole per denunciare guerre, ingiustizie, mafie, truffe, ipocrisie, pandemie ma questa volta a stento sono riuscito a scrivere qualcosa. Alla fine ho voluto rendere lo stesso gli auguri che la capretta avrebbe voluto fare, nell’agriturismo Sant’Isidoro di Anagni, a quel gruppo di diavoli minorenni e appena maggiorenni che, lo scorso 27 agosto 2023, erano lì per festeggiare i diciott’anni di uno di loro. La festa invece l’hanno fatta alla capretta sotto gli occhi neri, vitrei, ignoranti e indifferenti di tutti: presa a calci e pugni è stata poi gettata via nella boscaglia; prima però, per divertirsi e far divertire ancora di più, i diavoli hanno filmato, postato e condiviso con lo smartphone e sui social la Passione di questa Povera Crista! Trovo questo gesto più grave di qualsiasi altro fatto al mondo, come la copertura infame che i genitori (l’assessora di Fiuggi alle Politiche giovanili Laura Latini (sic!), poliziotti (sic!), altolocati della società “bene” di cui non fanno ancora i nomi) hanno dato ai loro diavoli invece di rinnegarli e rigettarli nell’inferno vero, nero da dove sono venuti a infestare il nostro mondo. Li reputo talmente indegni di stare al mondo che ho deciso di non riprendere nessuna foto di quelle già pubblicate dai giornali di questo delitto postato e condiviso dall’inferno nero fondo. Un fatto che, ancora, deve farci tragicamente riflettere su L’insostenibile leggerezza dell’app. Storie di fallita modernità, così come ho fatto in una chiavetta usb che prende il titolo da una mia ballata. Non se ne parla più perché riflettere su questo fatto metterebbe in profonda discussione una serie di poteri e certezze dati per irremovibili: i social, lo smartphone e la virtualità, la buona società del progresso che non ha remore a difendere figli-diavoli con menzogne indotte da avvocati senza scrupoli, la nostra legge che non  punisce, se non irrisoriamente, simili, cosmici delitti, mezzi d’informazione conniventi e votati ai silenzi imposti dal trasparente, sostenibile, irrefrenabile, cieco, sordo corso progressista della “modernità”.  Non sono io che parlo qui ma la Capretta di Anagni che, massacrata e uccisa, ora vuole fare lo stesso gli auguri ai suoi precoci assassini.

Testo
Mancu lu sacciu comu,
dintra l’agriturismu
comu mi vinni in menti
fidarimi di l’omu.

Forsi non c’era luna,
mi parsiru picciotti
ma a fistiggiari era
un pugnu i diavuluna.

Occhiu di luna non vidi,
occhiu di luna non luci,
occhiu di luna non senti,
occhiu di luna non chianci.

Di diciottanni a festa,
d’Anagni e Fiuggi sunnu,
su’ figghi di pulitici,
d’a pulizia ch’è fezza.

Mi vinni d’affacciari,
cu sapi, na carizza…
si cadi un viscutteddu,
finutu di manciari…

Occhiu di capra ti ridi,
occhiu di capra t’abbrazza,
occhiu di capra ti pensa,
occhiu di capra nun scorda.

Ma u brancu di caini
cavuci, pugna, corpa,
la mia agunia pustaru
cu li telefunini.

Viditivi nto schermu
ora ca mi scannastu,
dilittu cundivisu
c’un videu di l’infernu.

Occhiu di vitru c’annorba,
occhiu di vitru c’ammorba,
occhiu di vitru c’ammazza,
occhiu di vitru mudernu.

Na matri cu primura
dissi: “Ma stava mali…”
ed a sti criminali
ci misi la curuna.

Cchiù frisca di lu gigghiu
inveci era dda sira
e si fussi dda matri
iu rinnigassi u figghiu.

Occhi di matri cchiù vili,
occhi di matri cchiù spersi,
occhi di matri cchiù ‘nfami
occhi senza una matri.

Iu vinni pi l’auguri
e vi li fazzu u stissu
puru si mi lassastivu
carogna ‘ntra li ciuri.

‘Rraspativilli forti
vui ca li corna aviti
chi a diciottanni siti
cchiù morti di li morti.

Occhi ca sunnu vacanti,
occhi ca sunnu agghiaccianti,
occhi senza l’universu,
occhi d’un populu persu.

Video dall’inferno. La capretta uccisa ad Anagni parla del suo delitto condiviso
e alla fine fa gli auguri ai suoi assassini diciottenni

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“MURIU ME FRATI PI NUN FARI NENTI!”
Sulle assoluzioni nella trattativa Stato-Mafia
Versi e musica di Mauro Geraci

C’era da aspettarselo! Che vi credevate? La storia processuale della mafia non si smentisce mai! All’indomani della sentenza di Cassazione che, “per non avere commesso il fatto”, conferma l’assoluzione che ha visto imputati a Palermo, nel processo sulla trattativa Stato-mafia, gli ex ufficiali del Ros, Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno ed anche l’ex senatore Marcello Dell’Utri, ripropongo qui la mia ballata Muriu me frati pi non fari nenti che riprende le parole del grande Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, dette all’indomani della precedente assoluzione della Corte d’Appello per la quale “la trattativa ci fu” e “non è reato”. Oggi invece la Cassazione li ha assolti “per non avere commesso il fatto” e sono stati anche prescritti i reati che, al contrario, la sentenza d’appello considerava compiuti dalla controparte mafiosa di Bagarella e Cinà.

GRAZIE ALLA GIUSTIZIA ALL’ITALIANA!
E ORA… TUTTI AL MARE, TUTTI AL MARE…
COMPLIMENTI E AUGURI!

Io però, nel vergognarmi profondamente e silenziosamente della “giustizia” italiana, nel riproporvi quella stessa ballata scritta in occasione della prima assoluzione della corte d’appello ed esprimendo tutto il mio infinito sdegno per questa ennesima, rituale assoluzione, faccio mie le parole di Salvatore Borsellino riportate proprio ieri, 27 aprile 2023, da Antimafia Duemila. Informazioni su mafia, ‘ndrangheta e sistemi criminali connessi:

https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/95155-trattativa-stato-mafia-sentenza-della-cassazione-ci-porta-indietro-di-trent-anni.html#:~:text=di%20Salvatore%20Borsellino,pi%C3%B9%20di%20trenta%20anni%20indietro.

“Assolti ‘per non avere commesso il fatto’, non perché “il fatto non costituisce reato” ma per non avere commesso il fatto, così recita una sentenza della Cassazione che ci riporta ai tempi di Corrado Carnevale, più di trenta anni indietro.
È una sentenza tombale, vengono prescritti anche i reati compiuti dalla controparte mafiosa, viene sancita la definitiva rinuncia dello Stato a fare Giustizia, ad accertare la Verità.
Il nostro Stato non è, e forse non è mai stato, uno Stato di diritto.
Siamo stati degli illusi a credere che lo Stato potesse processare sé stesso perché ‘il fatto’ c’è stato, ci sono state le stragi, c’è stato il furto dell’Agenda Rossa, ci sono stati i depistaggi ma non ci sono i colpevoli o meglio perché i colpevoli ci sono, ma sono dentro alle stesse strutture di questo Stato assassino e depistatore e quindi sono intoccabili.
Non è questo, non può essere questo lo Stato per cui ha sacrificato la vita mio fratello e solo per rispetto al suo sacrificio non posso e non devo aggiungere altro.
Non ho mai creduto alla Giustizia degli uomini, sono laico e non posso quindi confidare neanche nella Giustizia di Dio, non mi resta, nei pochi anni che mi restato da vivere, che la lotta, una lotta disperata, solitaria, senza speranza, per una Verità che continuerà ad essere occultata, vilipesa, negata dagli stessi assassini che mai, mai, potranno giudicare sé stessi”. Da Facebook, 27 aprile 2023.

Così invece Salvatore Borsellino, fratello di Paolo ucciso nella strage di Via D’Amelio proprio perché indagava sulla trattativa Stato-Mafia, aveva commentato le assoluzioni emanate dalla corte d’appello di Dell’Utri, De Donno, Mori e Subranni: “Paolo Borsellino non solo non è morto invano ma ha vissuto degnamente la sua vita, senza manie di protagonismo e perciò lasciando alle future generazioni l’esempio della onestà unita ad una irraggiungibile sapienza giuridica. Questo significa che mio fratello è morto per niente”. Io come cantastorie non posso che far mio e cantare questo stesso pensiero come unico commento alla recente sentenza di assoluzione.

Segui sul sito di Canzoni contro la guerra – https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=64714 – il dibattito scaturito da questa mia ballata.

Leggi il bell’articolo, ampio e ricapitolativo, di Stefano Baudino su L’Indipendente, 1 maggio 2023:
https://www.lindipendente.online/2023/04/28/no-la-trattativa-stato-mafia-non-puo-essere-smentita-dalla-cassazione/


La liggi emanau la so sintenza
doppu vint’anni di prucessu amaru
si misiru la manu nta cuscienza
li judici ‘i Palermu la sputaru.

È veru sì ci fu la trattativa
tra statu e mafia c’eranu li pisti
ma pi la liggi in definitiva
non fu reatu e ‘u fattu non sussisti.

Supra di l’arma calaru la cutri
tri pezzi grossi d’i carrabbineri
assolti foru assemi cu Dell’Utri
e ‘m paradisu puru lu stalleri.

Sss chi fai parri?
Sss chi fai ciati?
T’ha stari mutu ca la liggi è liggi.
Sss chi fai pensi?
Non ci fu reatu
dormi e riposa ogni magistratu.


‘Nveci Cinà nni fu ricunnannatu
ca di Riina ci purtau u Papellu
e Bagarella nni vinni arrestatu
vintisett’anni arreri ‘u cancellu.

Ora pi sempri ‘u cori ‘n santa paci
mittitivi ca lu Statu è pirfettu
li stragi ‘i Via d’Ameliu e di Capaci
cu sa cu fu ca fici lu prugettu.

Sulu ‘u fratuzzu i’ Paulu Bursillinu
apri la vucca e dici impunementi:
“Chista sintenza è scritta di Cainu
muriu me frati pi non fari nenti”.

Sss chi fai parri?
Sss non t’azzardari,
la virità la liggi fa triunfari.
Nenti c’ha statu,
nuddu ha trattatu
cripau la mafia e vinciu lu Statu.

*